Leggere un libro

Oggi mi capita spesso di entrare in una libreria e cercare qualcosa da leggere. Buffo! Si per me è proprio buffa questa cosa, capirete “strada leggendo”! E c’è un motivo speciale perché entro cosi facilmente in libreria: ci lavora la mia sorellina, cosi per salutarla entro in libreria. Quando entro attraverso l’ingresso che da sulla strada nella libreria dove lavora mia sorella, una folata di profumo di libri mi assale, entra dal naso e non puoi fare a meno di sentirla a meno che tu non smetta di respirare. Ho sentito spesso dire in situazioni diverse, da persone diverse quanto sia piacevole l’odore dei libri. Veramente io lo sempre trovato quasi nauseabondo. Forse perché non mi faceva accendere nessun significato. Eppure sono una persona che attraverso l’olfatto ricorda un sacco di cose. Ci sono dei profumi che quando li sento mi rimandano indietro nel tempo e mi riportano alla mente sensazioni bellissime, ricordi sospesi nella mia memoria che mi rendono a volte felice, a volte anche diffidente o triste, ma che comunque mi suscitano delle emozioni. L’odore dei libri, invece, pur con la sua fragranza forte e riconosciuta dal mio naso, mi è sempre stato indifferente. Forse perché inconsciamente ho sempre associato a quell’odore, qualcosa di molto complicato senza però riuscire a definire precisamente quale senso avesse la parola “complicato” in questo contesto. Del resto sono capace di leggere, mi piace l’idea che i libri siano davvero un tesoro inestimabile che ti permettano di scoprire il mondo e te stessa in maniera sorprendente. Eppure il mio naso quando sentiva quell’odore non comunicava nulla di specifico al mio cervello.
Non ci avevo mai pensato. L’olfatto, come la vista, per me sono sensi molto sensibili, o per lo meno li ho sempre considerati tali da condurmi a pensieri ed emozioni, ogni volta che sentivo un odore o vedevo un’immagine. Io ricordo molto con il naso e con gli occhi.

Martedì scorso, dopo una riunione dove abbiamo cominciato a tracciare le prime fasi sul prossimo convegno monzese sulle difficoltà di apprendimento, passando per il centro di Monza ho deciso di salutare mia sorella e sono entrata in libreria. E’ sempre pericoloso andarla a trovare sul lavoro perchè non esco mai, dopo averla salutata, senza un libro sotto il braccio. Lei, poi, è proprio nel reparto che amo alla follia: quello per i bimbi! Io adoro i libri di fiabe illustrate e ne ho moltissimi. Mi piacciono per le bellissime immagini impresse sulle pagine con accanto poche righe da leggere. Ne ho tantissimi, li ho aperti moltissime volte, ma forse non ho davvero letto tutte le loro parole. A volte davvero non serve, bastano le figure. In realtà da qualche anno a questa parte mi è capitato anche di acquistare dei romanzi: quelli senza figure con tante parole scritte fitto fitto. Ho scoperto, grazie a Lara (mia sorella) che in effetti, esistono libri che possono affascinare anche una pessima lettrice come me. Perché quando diventi grande e non sei più a scuola, puoi scegliere tu stessa il libro che vuoi leggere senza che nessuna prof o maestra ti inviti…. o obblighi a farlo. Una cosa fantastica!
Io fino ad una decina di anni fa non conoscevo affatto il piacere della lettura. Mi perdonino gli autori e gli esperti, ma ho ancora un forte rifiuto verso libri come il “Gattopardo”, o i “Buddenbrook”, o ancora “I promessi sposi”. Nella mia testa di persona ormai adulta, c’è un grande desiderio di riprovare a mettersi a leggere certe opere eccezionali, che è veramente una vergogna ammettere di non aver mai letto davvero, ma tra il dire e il fare c’è di mezzo…..non so ancora bene cosa!
Ad un certo punto però della mia vita, per caso mia sorella mi spinge a leggere un romanzo dicendomi che sicuramente mi sarebbe piaciuto. Non ricordo quale fosse ma mi piacque davvero! E a quel primo romanzo ne seguirono altri e altri ancora. Devo dire che affidandomi a Lara, che aveva capito cosa mi potesse piacere davvero, sono riuscita a scoprire che anche leggere un libro può essere piacevole. Primo: non mi obbligava nessuno! Secondo: ci potevo impiegare tutto il tempo che volevo…o che mi serviva. Una bellissima sensazione!
E mentre leggevo mi figuravo nella mente come erano i tratti del viso dei personaggi, come erano arredate le case e i giardini; come erano i luoghi che venivano descritti: e insieme alle parole la mia immaginazione volava leggera e felice come se stessi guardando un film.
Si, perchè tanti libri li conosco, attraverso il cinema. Anche un film ti permette di conoscere un libro. E poiché per me le immagini valgono comunque più di mille parole, ho sempre prediletto il canale visivo per apprendere che mi permetteva più facilmente di scoprire anche le “opere d’arte” scritte a parole.
Ma un libro non è un film. E quando ascoltavo i commenti di amici e conoscenti che discutevano sul fatto che quello specifico film (che per me era bellissimo) non rendeva davvero giustizia al libro da cui era tratto, finalmente comprendevo che cosa stavano dicendo. Rimango comunque convinta del fatto che il paragone tra un libro e un film tratto dal medesimo libro non si debba fare, e si debbano apprezzare le due cose separatamente. Ma questo è un’altro discorso!

Finalmente, se mi avessero chiesto, quale fosse l’ultimo libro che avevo letto o che libro avevo sul comodino, potevo orgogliosamente rispondere anch’io con un bel titolo! Bello!!

Detto cosi sembra che finite le scuole in gioventù non abbia mai aperto altri libri nella mia vita successiva. Non è proprio cosi. Mi sono anche rimessa studiare in “tarda età” quindi inevitabilmente di libri ne ho letti comunque. Ma era per dovere! Non per semplice piacere come riesco a fare ora.
Non nascondo che spesso mi capitava e mi capita tutt’ora, sia che legga un romanzo scelto da me o un testo tecnico per il mio lavoro, di non seguire pari pari il susseguirsi delle pagine, o di saltare a volte dei paragrafi sperando di capire ugualmente il filo del discorso, o ancora di dover rileggere più volte una parte perchè se sto attenta alla lettura a volte non capisco immediatamente il senso. Per questo ringrazio Pennac che nel libro “Come un romanzo” scrive che un libro possiamo leggerlo come vogliamo anche dall’ultima pagina!!!!!!

Ma l’illuminazione più grande l’ho avuta proprio martedì scorso sul come funziono quando leggo. Come dicevo poc’anzi, sono entrata nella libreria a salutare mia sorella. Girovagando tra i vari libri illustrati, come faccio di solito, mi ha colpito un libro con una fascetta di presentazione (scritta da mia sorella!) dal titolo “Un pesce sull’albero”. La prima cosa che mi si è associata nella mente leggendo quel titolo è stata la frase di Einstein “Ognuno è un genio. Ma se si giudica un pesce dalla sua abilità di arrampicarsi sugli alberi, lui passerà tutta la sua vita a credersi stupido” alla quale, per deformazione professionale (mi occupo di difficoltà di apprendimento & Co), ho immediatamente pensato che potesse essere un libro che parlasse di qualcosa che ha a che fare con i DSA.

Un libro qualunque
Un pesce sull’albero

Lara conferma la mia ipotesi.
Così prendo uno di questi libri e lo sfoglio. Immediatamente rimango piacevolmente colpita dalla grafica: carattere pulito, senza grazie (ho immediatamente sfogliato una decina di libri e romanzi della libreria: tutti con carattere con le grazie!!!! come il Times New Roman  per intenderci. Guarda caso quando scrivo io un documento uso solo caratteri come il Calibri  o l’Arial ) e di una dimensione “normale”, spaziatura tra le parole doppia, interlinea aumentata e paragrafo non indentato (ossia allineato solo a sinistra in modo che gli spazi tra le lettere siano costanti e non differenti a seconda della lunghezza delle parole che stanno in una riga che si deve adeguare poi all’allineamento anche a destra del paragrafo). Una leggibilità fluida e scorrevole, in una parola anche solo guardando il testo, piacevole. Questo ovviamente recepito dai miei occhi e quindi dal mio cervello. Decido di comprarlo e condivido queste sue caratteristiche con mia sorella, che immediatamente mi dice: “ma vuoi dire che sei proprio dislessica???”.

Si tra di noi è un contino prenderci in giro bonariamente: lei, ex studentessa di liceo classico, negata per la matematica, è la discalculica di famiglia, io ex studentessa di liceo scientifico, che fin dalla prima elementare scrivevo bimbo al posto di bambino (me lo fece notare già in prima la mia maestra) per fare meno fatica e con una avversione alla lettura da sempre, come ho scritto sopra, la dislessica. Un po di anni fa, più o meno una quarantina (!) non si sapeva cosa fosse la dislessia, la mia avversione alle parole scritte non era nemmeno presa in considerazione.

Martedì sera ho iniziato a leggere il libro, fino a circa la una di notte poi il sonno ha preso il sopravvento. L’ho ripreso in mano stamattina e l’ho finito. Una romanzo molto carino, che trae spunto, guarda caso, dall’esperienza diretta della scrittrice, che racconta di una ragazzina derisa per la sua incapacità di lettura, che la porta a ritenersi stupida e a non avere nessuna visione del suo futuro, e della capacità del nuovo insegnante che con un modo tutto suo di costruire le sue lezioni accompagna ogni ragazzo a scoprire come è possibile farcela, sempre, a prescindere dalle proprie differenze. Un romanzo delicato, scorrevole, dolcissimo e, soprattutto, scritto graficamente per tutti. Non ho saltato nessun paragrafo, non ho dovuto rileggere nessun passaggio, non ho provato la solita fatica nel leggere le parole, afferrando subito il loro significato. Ho davvero sentito un’altra sensazione mentre leggevo: una sensazione di vera piacevolezza nello scorrere della lettura mai provata fino ad oggi in 50 anni.

Credo che l’odore dei libri sia diventato, da oggi, anche per me, un profumo che mi solleciterà un piacevole ricordo!

P.S.
Buona lettura!

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